Ti racconto come è nata l’idea di un laboratorio didattico per le scuole sull’archivio della Certosa di Calci e quanto è stata entusiasmante la sua inaugurazione.
Meno di un anno fa ho frequentato con la mia sodale Emanuela uno dei tanti corsi di formazione che ho seguito quest’anno. Uno poi si chiede, o meglio ti chiede: a cosa ti serviranno mai tutti questi pezzi di carta? Riferendosi a diplomi e attestati di frequenza. Beh quelli forse a poco, ma i corsi di formazione sono spesso una fucina di idee, dove si incontra gente interessante, si imparano cose utili e spesso ci si diverte pure.Quest’anno ho sicuramente un po’ esagerato, ma il corso sulla Didattica del libro antico e del manoscritto frequentato a Venezia, come già ti ho raccontato qui, è stato davvero illuminante e ricco di spunti per la mia attività didattica.
Tanto per cominciare io ed Emanuela abbiamo sperimentato con successo in primavera una bellissima giornata dedicata alle famiglie con un focus sulla Biblioteca della Certosa, un’occasione unica che è piaciuta tanto a tutti, ma anche questa l’ho già raccontata qui. Un’altra felice conseguenza del corso veneziano è stata invece l’elaborazione di un percorso per le scuole dedicato all’archivio della Certosa, un progetto piuttosto ambizioso perché non è proprio semplice pensare oggi di coinvolgere una classe di ragazzini delle medie in temi impegnativi e densi come lo studio della storia e la ricerca delle fonti, ma a noi le sfide difficili piacciono e se poi siamo in due nulla temiamo!
Così alla fine dello scorso anno io ed Emanuela abbiamo messo in moto conoscenza, capacità (queste soprattutto sue!) e inventiva (qualcosa ci avrò messo pure io no?) e abbiamo dato vita a La storia tra le carte, un viaggio certosino a ritroso nel tempo tra pergamene, filze e fogli sciolti.
Ancora una volta è toccato alle scuole di Calci fare da apripista per il nuovo progetto (come già per il percorso sulla Grande Guerra); ma, come anche ci ha spiegato un’insegnante, questi bambini sono cresciuti dentro la Certosa e la conoscono ormai come fossero padroni di casa, è indispensabile sorprenderli e coinvolgerli con idee sempre nuove (e noi ce la mettiamo tutta).
Come te lo immagini un gruppo di ragazzini chiuso in un archivio di un ex monastero? Soprattutto: te lo immagini? Io nutrivo qualche dubbio, lo confesso, ma raddrizzando un po’ il tiro, limando e correggendo, dopo tre tentativi direi che te lo posso anche raccontare!
Anche l’ingresso in archivio è un momento cruciale: c’è chi annusando l’odore di chiuso esclama “che profumo”, chi entra disgustato e chi si sente a casa pronunciando la fatidica frase “c’è odore di casa di mia nonna!” (anche della mia! Ma non ho avuto il coraggio di confessarlo…).
Ed ecco che, una volta fatta la conoscenza della figura dell’archivista, il primo e facile punto a nostro favore viene segnato dall’apertura dell’armadio delle pergamene! Semplicemente pronunciare la parola pergamena porta lontano nel tempo e i ragazzi già si immaginano coinvolti in mirabolanti avventure alla maniera di Indiana Jones (sì lo so, dovrei forse usare un mito un po’ più moderno, ma non sono sicura di conoscerne…).
Il seguito è un po’ più impegnativo e vedere i ragazzi lasciarsi guidare nella lettura di documenti scritti nel Seicento e nel Settecento, in grafie così precise che fanno dubitare possano essere a mano, ma davvero difficili da decifrare, con una sorprendente dose di fascino e reale interesse, è una delle risposte più rincuoranti che io abbia avuto. La chiave è ancora una volta tutta lì: i nostri ragazzi sono pronti a lasciarsi coinvolgere in qualunque cosa meriti il loro interesse, comincio a ripeterlo forse un po’ troppo spesso, ma questo è quello che mi si palesa evidente ogni giorno.
Diamo loro fiducia e diamo loro una possibilità: ci stupiranno mostrando di voler anche solo provare a leggere cosa aveva da raccontare Padre Feliciano Bianchi e perché; certo non sarà semplice per noi, perché tenere viva l’attenzione e moderati i toni non è sempre così immediato, ma qualche domanda da aspirante archivista e qualche sguardo affascinato di fronte alla scoperta di un particolare riscontrato, ripagheranno di ogni fatica e ci indicheranno che siamo sulla strada giusta. Perché, dopo aver decifrato alcune delle notizie più salienti dell’archivio, la nostra missione è diventata riscontrarle di persona all’interno della Certosa, grazie a una preziosa cartina di orientamento, in un percorso di ricerca quanto mai pratico e coinvolgente, ce lo dice l’eccitazione dei ragazzi che hanno retto lunghe soste in piedi e merende posticipate, dei veri eroi!
Grazie dunque ai volti emozionati di insegnanti e alunni, al loro entusiasmo nonostante la stanchezza, alle loro risposte positive e incoraggianti.
Io, dal canto mio, continuerò a frequentare corsi, anzi, uno è già in programma :-)