Di unicorni, di dame e di leoni

Un nuovo post della serie Racconti d’Arte dedicata ai bambini. Qui puoi trovare alcune indicazioni per leggerlo nella maniera più corretta.

Cosa avranno mai da dirsi un leone, un unicorno e un’elegante dama? Proviamo a scoprirlo osservando gli arazzi del Museo del Medioevo di Cluny a Parigi. 

Questa è la storia di un unicorno: ne hai mai visto uno? Una specie di cavallo con un lungo corno sul capo. Ma questa è anche la storia di una specie di tappeto, che poi un tappeto non è, e non è neanche uno solo.
Insieme all’unicorno c’è una dama e tanti altri animali e poi una fanciulla e una marea di fiori e pianticelle e… Aspetta un momento, forse è meglio andare con ordine.

La dama e l’unicorno, foto di   Ho visto nina volare from Italy – Musée de Cluny, CC BY-SA 2.0, File originale qui

Tappeti come quadri

Cosa è un arazzo e come veniva utilizzato.

Eccolo qui il nostro unicorno e tutta la sua allegra – si fa per dire – compagnia (il più allegro sembra proprio l’unicorno, ma che musi lunghi hanno tutti quanti?). Quello che osserviamo insieme però non è un dipinto appeso alla parete, anche se appeso a una parete in effetti lo è. 

Si chiama arazzo ed è un grande quadro di stoffa, proprio come un tappeto su cui è vietato camminare.
A realizzarlo sono stati abili arazzieri che di mestiere facevano questo: si sedevano a una grande macchina chiamata telaio e schiacciando pedali con i piedi e muovendo fili di seta e di lana con le mani, intrecciavano grandi quadri di stoffa come questo.

Prova a immaginare quanto tempo era necessario per realizzare un arazzo grande quanto una parete! Le pareti delle sale di un tempo, almeno 500 anni fa, erano ben più grandi di quelle di casa nostra, e gli arazzi occupavano 3-4 metri di altezza e 4-5 metri di larghezza. Erano cioè alti come una giraffa e larghi quanto è lungo un ippopotamo, più o meno.

Oggi questo arazzo si trova a Parigi, al Museo del Medioevo di Cluny, ed è possibile ammirarlo in una sala dove è esposto insieme ad altri cinque fratelli, simili ma diversi: l’effetto è un po’ magico!

E l’unicorno?

Torniamo ad osservare la scena per scoprire cosa accade.

Facciamo un passo indietro e torniamo ad osservare il nostro arazzo prima di occuparci dei suoi fratelli. Ci siamo subito concentrati sull’unicorno e forse ci siamo un po’ scordati tutti gli altri personaggi – e non sono pochi – che popolano la scena. 

Al centro una bella dama con un vestito elegante e alla moda sta riponendo un bel mucchio di gioielli in un bauletto tenuto in mano dalla sua ancella, quella fanciulla minuta vestita di rosso che sfoggia un’acconciatura sofisticata e impegnativa (quanto gel sarà servito per far stare dritto quel ciuffo?). 
Accanto a loro un cagnolino in posa su un cuscino sta seduto su un panchetto e ci guarda serio e forse un po’ perplesso. A destra il nostro unicorno, rigorosamente bianco, è rampante, cioè sta in piedi sulle zampe posteriori (un po’ come il cavallino della Ferrari) mentre con quelle anteriori regge l’asta di una bandiera e un lembo della tenda blu alle spalle di dama e fanciulla. 
Simmetrico rispetto all’unicorno è un bel leone, rampante anche lui, che fa la stessa cosa: regge una bandiera e l’altro lembo della tenda.

In realtà questa tenda non è molto simile a quelle che usiamo noi oggi per il campeggio, anzi forse assomiglia più a quelle del circo. Infatti è più corretto chiamarla padiglione ed è un tipo di tenda che si usava soprattutto sui campi di battaglia.

Particolare, foto di ho visto nina volare from Italy – Musée de Cluny, CC BY-SA 2.0, File originale qui

E tutt’intorno?

Flora e fauna dell’arazzo mimetizzate sullo sfondo.

La dama e la fanciulla, così come l’unicorno ed il leone, stanno in piedi su un manto erboso – un prato insomma! Ma voglio chiamarlo manto perché sembra un mantello ricamato con tantissimi fiori di campo: campanule, garofanini, violette, margherite, non ti scordar di me…
E mimetizzati tra i fiori hai visto chi troviamo? Una scimmietta, un levriero e due conigli.

Se poi spostiamo lo sguardo sullo sfondo rosso, fiori e animali si moltiplicano, accanto ad alberi carichi di pigne e agrumi: ancora fiori di campo, conigli, capre, uccelli in volo e levrieri. Un mondo variopinto e curioso che crea magia e incanto.

Noterai però che i colori sono sempre gli stessi e si ripetono: bianco, blu, giallo e marrone.
Dobbiamo ricordarci che questo non è un dipinto e creare immagini colorate non è semplice come dipingere col pennello; intrecciare i fili secondo un disegno prestabilito è piuttosto complicato e meno colori ci sono, meglio è. L’effetto è comunque bellissimo, non trovi?

Un arazzo per ogni senso

Scopriamo il significato degli altri cinque arazzi.

Abbiamo parlato di cinque fratelli del nostro arazzo ed in effetti sono in tutto sei i pezzi fatti realizzare dal signor Le Viste di Lione e conservati fino a 130 anni fa circa in un castello francese. Sai come facciamo a sapere che è stato proprio il signor Le Viste a volere gli arazzi? Perché le bandiere che tengono il leone e l’unicorno hanno entrambe un simbolo, una striscia azzurra con tre mezzelune d’argento su fondo rosso, che rappresenta lo stemma della famiglia Le Viste.

E cosa rappresentano gli altri arazzi?

Puoi vederli tutti sul sito del Museo Cluny. Ti accorgerai che i personaggi sono sempre gli stessi: la dama, la sua ancella, l’unicorno e il leone e tutt’intorno fiori, alberi e animali colorati sul solito sfondo rosso. 
Su ogni arazzo però i nostri personaggi indossano abiti diversi (cioè, la dama e l’ancella indossano abiti sempre differenti ed elegantissimi, gli animali no) e sono rappresentati in atteggiamenti diversi per simboleggiare i 5 sensi: udito, olfatto, vista, tatto, gusto.

Ogni arazzo rappresenta cioè un senso. Però in tutto gli arazzi sono 6 e i sensi invece 5…e il nostro che cosa rappresenta? Te lo sei chiesto? E soprattutto: cosa ci fa questo benedetto unicorno?

Particolare, foto di ho visto nina volare from Italy – Musée de Cluny, CC BY-SA 2.0, File originale qui

“Per mio solo desiderio”

Buoni propositi per l’ultimo arazzo: ecco spiegato il suo significato.

Non ti ho ancora fatto notare che sulla cima del padiglione del nostro arazzo c’è una scritta, A Mon Seul Désir, e cioè “per mio solo desiderio”.
La dama ci sta dicendo che i gioielli che ripone nel bauletto non li vuole più, sta rinunciano alle sue passioni, ai bisogni che nascono dai cinque sensi e dice: “no grazie, voglio scegliere liberamente (per mio solo desiderio) di non seguire i miei sensi e non voglio lasciarmi trascinare dalle passioni”.
L’unicorno è un animale inventato (tu per caso ne hai mai visto uno vero?) che significa purezza e innocenza: la dama vuole sentirsi pura e innocente come lui. 

E siccome questo messaggio è affidato alla dama con l’unicorno ma è del signor Le Viste, è come se costui agli ospiti della sua casa dicesse: io so domare le mie passioni e sono un uomo tutto d’un pezzo!

P.S. Sei un amante di Harry Potter? Avrai certamente notato che questi sono gli arazzi che rivestono le pareti della sala comune di Griffondoro a Hogwarts, vero?


Per l’adulto che legge

Gli arazzi sono stati realizzati probabilmente tra il 1484 e il 1500 e furono acquistati nel 1882, dopo essere stati esposti per quasi due secoli nel castello di Boussac. Li conoscevi? L’immagine della dama e dell’unicorno è molto famosa e proprio per questo in rete si trovano moltissimi riferimenti. 
La pagina di Wikipedia è molto essenziale ma anche corretta, da lì puoi iniziare ad esplorare se sei interessato (e se leggi il francese puoi vedere la corrispondente pagina, molto dettagliata).

Se poi vuoi approfondire trovi un video del Museo di Cluny (in francese con sottotitoli in inglese) che si sofferma sul significato del ciclo e mostra immagini molto suggestive dei restauri, te lo consiglio.

 

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