Il 12 ottobre 2014 sarà la Giornata Nazionale delle Famiglie al Museo. A distanza di un anno dalla prima edizione, e soprattutto ora che stiamo freneticamente preparando la nostra attività in Certosa, mi piace raccontare l’esperienza di quella intensa giornata.
Era da un mese iniziato il nuovo anno scolastico e così da poco la nostra seconda stagione alla guida dei Servizi Educativi del Museo della Certosa; nella nostra programmazione avevamo deciso di inserire un’importante novità, sperimentata la primavera precedente: attività periodiche con le famiglie e i loro bambini ogni terza domenica del mese.
Poco prima, navigando in rete alla ricerca di spunti, idee e buone pratiche, mi ero imbattuta in Kidsarttourism, un portale – il primo e unico in Italia – con l’ambizioso obiettivo di offrire alle famiglie idee e percorsi per bambini alla scoperta delle città d’arte italiane. Oltre a consentirci di inserire sul loro sito la scheda del nostro museo con le nostre attività, gli operatori del portale (tutti volontari!) ci informarono della loro idea di F@Mu: organizzare una giornata durante la quale tutti i musei d’Italia pensassero a qualcosa di speciale per le famiglie. E così aderimmo.
Tema scelto: la Certosa e l’alimentazione dei monaci, per concentrarci sulla sala più suggestiva dell’ex monastero, il refettorio, con i suoi affreschi di pranzi certosini veramente didascalici. Un monaco che beve un uovo, l’altro che accompagna la zuppa di piselli con un tozzo di pane, un terzo che taglia il formaggio, il granduca con la brocca di vino, niente carne, solo cereali, verdure e…insomma parecchi spunti per una visita animata stimolante e avventurosa quale è stata.
E così domenica 17 ottobre ci siamo ritrovate ad accogliere le numerosissime famiglie ansiose di scoprire cosa avevamo in serbo per loro: amici e parenti (quelli non mancano mai!), famiglie affezionate che hanno concorso al premio fedeltà, volti nuovi e soprattutto tantissimi bambini di ogni età, anche piccolissimi!
La Certosa è di per sé un luogo suggestivo e affascinante, chissà come appare agli occhi di un bambino, così immensa, bianca, misteriosa, circondata da tanto verde, abitata un tempo da persone che i grandi chiamano monaci…credo che sia proprio una grande magia! E proprio inseguendo questa suggestione abbiamo accompagnato tutti attraverso i diversi ambienti, spiegando con parole semplici la vita dei monaci attraverso i luoghi che abitavano, mostrando gli oggetti d’uso, i “passaggi segreti”, le abitudini strane e trovando lungo il percorso curiose tracce lasciate dal cuoco certosino: che ci fanno questi semini sotto il coro? fammeli toccare bene…è proprio farro! e quel cantuccio bianco nello sportello della cappella? fammelo annusare…umpf! è formaggio! e cosa c’è nel secchio del pozzo?! un’insalata! guarda lì sul lavandino! spuntano delle lunghissime cipolle!
Così confondendoci tra indizi olfattivi, visivi e tattili, ci siamo ritrovati ad ammirare i dettagli del refettorio e, finalmente espertissimi della vita certosina, eccoci pronti per la nostra attività a tema!
È bellissimo poter raccontare cosa è successo a quel punto: una distesa di genitori seduti sui tavoli del refettorio si è preparata ad essere monaco padre per un giorno e tanti piccoli fratelli conversi – i monaci che lavoravano! – hanno iniziato il loro duro lavoro dell’apparecchiatura della tavola. Genitori seduti e bambini al loro servizio, un prodigio!
Durato il tempo di un battito di ciglia naturalmente, perché il seguito è proprio quello che ci aspettavamo: genitori e figli insieme intenti a comporre il pasto certosino, fissare, colorare e infine ammirare!
Alla fine, come gratifica dell’impresa, una rinfrancante merenda nel chiostro grande offerta dall’Azienda agricola biologica Floriddia: pane e olio con acqua, più certosina di così! Curioso ritrovarsi a vivere in questo modo il chiostro, abitualmente e soprattutto un tempo così silenzioso: bambini che scorrazzano, genitori che banchettano, altri bimbi che disegnano la loro esperienza per il concorso F@Mu e infine le famiglie che salutano con il dono di Floriddia, confezioni di cereali e legumi per assaporare a casa le ricette certosine!
A raccontare di un’esperienza lontana che è ancora per me così coinvolgente mi sembra di aver composto un tema di bambina, a cui manca giusto l’azzeccato finale “e tornammo a casa stanchi ma felici”. Forse perché è stata proprio la prima occasione veramente riuscita, perché così partecipata da parte di organizzatori e fruitori, di attività per famiglie in Certosa: un po’ per l’accresciuta esperienza, un po’ perché avvenuta in un giorno in cui la stessa cosa accadeva in tantissimi altri musei in Italia, ho realizzato ulteriormente la bellezza di opportunità simili. I nostri musei sono spesso luoghi lontani nell’immaginario comune, perché si pensano destinati ad élite di specialisti o intellettuali, oppure appaiono semplicemente noiosi o preda di comitive di turisti all’arrembaggio. Educare i bambini all’interesse per l’arte nelle sue più svariate forme e per il territorio in cui vive è un primo passo nell’avvicinamento tra istituzioni museali e persone, ed è possibile se le istituzioni creano le condizioni perché questo avvenga. Alla Certosa di Calci abbiamo iniziato a proporlo in due modi: attraverso le attività pensate per le scuole, per avvicinare bambini e ragazzi con la mediazione degli insegnanti, e attraverso queste giornate dedicate alle famiglie, perché col pretesto dei figli anche i genitori si aprono ad occasioni che probabilmente non avrebbero mai colto diversamente. E questa sfida è un po’ più complicata: coinvolgere bambini di diversa età e genitori con interessi variegati non è semplice, ma possibile. E per me veramente entusiasmante, senza alcuna retorica. Indovinate grazie a chi? Sempre loro! I bambini: sono loro che ci guidano ad ogni passo, basterebbe arrendersi ed accettarlo!
Quindi date retta ai vostri figli e venite a trovarci più spesso! A proposito, domenica 12 ottobre 2014 è la seconda giornata delle famiglie al museo, F@Mu – Il filo di Arianna, vogliamo approfittarne?