Alla fine ci siamo arrivati anche quest’anno. Per il rotto della cuffia però.
Lo scorso anno per la prima giornata delle famiglie al museo avevamo fatto le cose in grande – e l’ho raccontato qui: avevamo iniziato i preparativi con molto anticipo, era la prima occasione importante di attività con le famiglie e le idee e le forze erano moltissime!
Nel frattempo gli organizzatori F@Mu hanno lavorato sodo un anno intero per offrire a tutti i musei che avessero voluto aderire strumenti e opportunità notevoli per un evento ancor più visibile e partecipato. E noi, fiduciose, diversi mesi fa abbiamo inserito la pre-iscrizione del Museo della Certosa, ancora in realtà ignare del nostro futuro certosino. E siccome, come succede spesso in questi casi, il futuro è diventato presente in men che non si dica, ci siamo ritrovate a due settimane dal 12 ottobre che questa F@Mu era ancora un po’ tutta da inventare!
Dopo un anno di attività mensili per famiglie in cui sono stati affrontati i più disparati temi: l’alimentazione certosina, la spezieria dei monaci, i giardini del monastero, i granduchi ospiti in certosa, le produzioni artistiche dei certosini…cosa c’era ancora da dire – di nuovo – sulla Certosa?
Anche in questo ci sono venuti incontro gli organizzatori della Giornata nazionale, proponendo a tutti i musei un argomento comune: il filo di Arianna. Il filo di Arianna. Ecco. Come lo incastriamo ora con la certosa di Calci?!
Eppure lo abbiamo fatto, e non vi racconto come! Perché resta un segreto tra noi e quel gruppetto di bambini, ragazzini e genitori che ci hanno seguito con interesse, pazienza, curiosità e tanta fiducia!
Al seguito di un filo dipanato da chissà chi, formando un grandissimo gomitolo, abbiamo sgranato gli occhi di fronte agli affreschi della chiesa monumentale, ci siamo incuriositi davanti al coro intarsiato, abbiamo scoperto che nelle cappelle i monaci padri dicevano messa da soli e usavano delle strane coppe simili a bicchieri che si chiamano calici; abbiamo trovato il letto del monaco e ci siamo emozionati di fronte alle rose rosse del suo giardino, ci siamo incantati nella magia del grande chiostro e abbiamo scovato il passaggio segreto per raggiungere il pulpito!
Alla fine così, grazie al filo di Arianna, orientarci nel dedalo certosino è stato un gioco e seguire il nostro percorso sulla mappa della certosa un’ottima occasione per lavorare insieme, grandi e piccini. Raramente ho goduto come oggi di tanta sentita partecipazione da parte dei genitori a ogni fase della giornata: che piacere vederli seduti insieme ai loro figli, intenti a guidarli con le dita, a incoraggiarli e stupirsi un po’ del loro desiderio di inventare e creare anche da soli!
Dal più giovane partecipante – un piccolo topino che mi guardava incuriosito e si perdeva continuamente ma si lasciava riacciuffare con interesse e disponibilità (“via, vediamo un po’ cos’hai da dirmi ora!”), alla trottola sempre in testa e spesso lanciata in avanscoperta che mi ha ricordato il significato dell’espressione avere l’argento vivo addosso, dal gruppetto di ragazzine affiatate, esitanti e perplesse – le più soddisfatte a fine mattinata – alla vera certosina meticolosa e attenta, che fra tutto quel che ha visto coglie la bellezza delle rose rosse nel suo intenso disegno, all’amico che orgoglioso mi si avvicina e mi sussurra all’orecchio: “è la mia fidanzata!” – come hai scelto bene Giulio!
Dal primo all’ultimo insomma: grazie piccoli e grandi esploratori, mi ricordate perché vale la pena farsi in quattro e dedicare una domenica mattina a voi e grazie genitori che avete deciso di trascorrere una giornata speciale con i vostri figli, grazie perché la reputate tale. Questo mi fa essere davvero fiduciosa: finché ci saranno bambini interessati a quel che accade attorno a loro, stimolati a varcare la soglia di luoghi così misteriosi e spesso considerati difficili, inadatti, noiosi da molti adulti, c’è qualche speranza per le generazioni future, che forse meglio di noi sapranno prendersi cura del nostro patrimonio, sentendolo realmente proprio, essenziale per il nostro benessere e per questo da preservare e proteggere.
E grazie anche ad Anna Maria Bertelloni per le belle foto ricordo! :-)
Vederti e leggerti attorniata da tanta bellezza (e non mi riferisco solo all’arte certosina), mi fa stare immensamente bene.
Avanti così, ti prego!
Grazie, ma proprio grazie! Il filo di Arianna è partito da Lucca, lo sai, dal cratere attico a figure rosse di Villa Guinigi…
Anche tu avanti così! Nell’incoraggiamento e nel tuo preziosissimo percorso!
Una bellissima esperienza! Si toccava il tuo entusiasmo e quello dei bambini e delle bambine con il naso all’insù. Grazie a te!
:-)