Per il Museo di Arte Sacra di Camaiore ho elaborato un’attività indirizzata ai bimbi della scuola dell’infanzia con lo scopo di accompagnarli alla scoperta dei colori tra le sale del museo. Come spesso accade però molte scuole non hanno la possibilità di spostarsi dalla loro sede; problemi logistici, burocratici e chissà quanti altri costringono a restare in aula perdendosi una piccola fetta di mondo…così pensavo prima di fare questa esperienza.
Mi hanno chiamata dal Museo per farmi una proposta: ha telefonato una piccola scuola dell’infanzia di un piccolo paese in collina, vorrebbero partecipare con il percorso sui colori ma non riescono a venire in museo…che ne dici di andare tu a scuola?
Beh si sa che non è una novità, sono molti i musei che offrono questo tipo di servizio e allora: evviva!
Concordo con la maestra i dettagli dell’attività, che possiamo dividere in due incontri, e il giorno stabilito prendo la valigia del museo e vado!
Per l’occasione azzecco uno dei pochi giorni soleggiati di primavera, mi inerpico per le strette vie collinari e arrivo in paese, parcheggiando su una vera e propria terrazza che mi regala la prima gioia della giornata: un panorama coi fiocchi!
Il paese è piccolissimo e l’anziano signore da cartolina che mi dà indicazioni non ha difficoltà ad indicarmi la strada: si chiama “via dell’asilo” e indovina un po’? Ci trovo proprio l’asilo!
Ad accogliermi ecco una nutrita classe guidata da due attente e affettuose maestre, che mi chiedono di aspettare mentre preparano i bambini al mio ingresso. Attendo nel piccolo atrio dove sono appese le giacche degli scolari e mi guardo intorno, cominciando a togliermi anche io la giacca. Sopra ognuna trovo scritto il nome accanto alla rispettiva foto e inizio a leggerli tutti, scuriosando i volti…poi scopro che Filippo è assente (o è venuto a scuola svestito!) e ne approfitto per lasciare il mio piumino al suo posto.
“Puoi entrare”. E faccio il mio ingresso accolta da innumerevoli occhioni curiosi che mi scrutano e rispondono al mio saluto. Racconto chi sono, dove avremmo dovuto incontrarci e perché sono lì. Presento loro un amico, Francesco, il pittore che saremmo dovuti andare a trovare, ma che, vista l’impossibilità, ha deciso di venire di persona a trovarli, e sfodero un poster del bellissimo polittico di Francesco d’Andrea d’Anguilla conservato al museo d’arte sacra.
Non semplice spiegare a bimbi di 3, 4 e 5 anni che quella è una riproduzione di un quadro, ma qualcuno comprende e poco importa comunque, ci soffermiamo sui personaggi che maggiormente ci colpiscono, raccontiamo le loro storie e ci lasciamo affascinare dai colori, scoprendo come venivano prodotti in una bottega medievale. Quante bocche spalancate!
E così un giorno con i colori primari (giallo come? un limone! rosso come? una fragola! blu come? il cielo scuro!), un altro con i colori secondari – dei quali scopriamo l’origine con curiosità e sorpresa – impariamo la gamma dell’arcobaleno e ne costruiamo uno tutto nostro, a partire dagli oggetti disegnati proprio dai bimbi, che con grande pazienza e applicazione si esercitano nella pratica del tagliare con le forbici.
Con orgoglio e soddisfazione guardiamo il nostro arcobaleno ultimato. Missione compiuta!
I bambini mi salutano e le maestre mi ringraziano contente e riconoscenti, io ricambio i ringraziamenti in poche parole, ma sono felice di poterli ribadire qui. Perché non avevo immaginato che avrei trovato tanta cura, naturalezza e dedizione in una piccola scuola come quella. Mi è tornato alla mente Essere e avere, un documentario francese che racconta l’anno scolastico di una scuola con classe unica in un paesino di montagna, dove un maestro si occupa con devozione, amorevolezza e risolutezza di bambini intenti a crescere con lo scorrere delle stagioni. Quella scuola sulla montagna dell’Auvergne mi era sembrata una piccola casa e la stessa percezione l’ho avuta qui, a Santa Lucia: mi è sembrato di entrare nella casa di tutte quelle piccole donne e quei piccoli uomini assorti quotidianamente nelle proprie occupazioni, nel lento e impegnativo lavoro di diventare grandi, sereni e fiduciosi perché accompagnati da maestre presenti, ma accorte e in grado di lasciarli sperimentare e sbagliare…
Per questo sono pronta a ricredermi sulla fetta di mondo che presumevo i bimbi si stessero perdendo: esiste un modo per portargliela a scuola, ogni giorno.
Chissà, forse ho contributo anche io nell’intento!
Altre due cose ho imparato da questa esperienza: adoro lasciarmi affascinare da bambini così piccoli e dunque sì, vorrei aver voluto fare la maestra!