Ieri pomeriggio a Pisa si è svolto un incontro per ricordare la figura di Mario Lodi a cura del Movimento di Cooperazione Educativa di Pisa.
Imbattutami per caso nella notizia grazie a preziose mailing list, ho pensato che valesse la pena andare a dare un’occhiata per almeno due buoni motivi:
1. rinfrescarmi la memoria sull’azione e sulla vita del grande maestro scomparso da così poco tempo, imparando certamente qualcosa di nuovo;
2. rincuorarmi nel constatare che a Pisa c’è chi organizza iniziative del genere, vedendo quindi di persona i bei volti di chi vi partecipa!
La proiezione di brani del film di Vittorio De Seta Diario di un maestro e di altre più recenti interviste a Mario Lodi è stata intervallata alla lettura di alcune significative pagine dei suoi libri, grazie alla voce di fieri ed emozionati insegnanti (e all’ausilio di una poco collaborativa tecnologia, che però non ci ha abbandonati!).
Ecco, ricordare o scoprire le parole di Mario Lodi, che da giovane maestro si fa saggio nonno nell’arco di pochi minuti con immutato calore negli occhi, è stato un raggio di luce in un pisano pomeriggio freddo e umido. E mi ha riportato alla memoria la prima esperienza diretta che ne ho fatto…qualche annetto fa, quando la maestra della mia scuola di Massa ci accompagnò nella lettura di un entusiasmante Cipì, letto in classe, meditato a casa, vissuto nella quotidianità che regalò emozioni uniche a tutta la classe, come il ritrovamento di un passerotto caduto dal nido che accudimmo per giorni, elettrizzati e increduli di fronte al miracolo della natura, o l’ingresso improvviso di uno spaventato uccellino dalle finestre spalancate della nostra aula. Mi sono sempre chiesta se quegli avvenimenti straordinari – così furono realmente e così li percepimmo noi bambini – sarebbero accaduti senza la lettura delle avventure di quel famoso uccellino.
Da qui la mia riflessione di oggi, ex-scolara cresciuta (che fortuna!) con Cipì: se nel dopoguerra che ha vissuto Mario Lodi era rivoluzionario ambire a una scuola più democratica, a partire dalla pratica quotidiana del confronto tra maestro e bambini, così come vivere la scuola come impegno interessato (e non come semplice gioco – parola che Lodi definisce ambigua) per suscitare un autentico coinvolgimento, quest’oggi quella scuola pensata, sperimentata e costruita dal maestro di Piadena temo sia ben lontana dall’esistere…se non in isolati e sporadici casi imputabili spesso a singoli insegnanti particolarmente sensibili, preparati e illuminati, come la mia personale esperienza mi suggerisce (sarei felice di essere contraddetta!). Sapere infatti che esistono insegnanti che ancora combattono contro il concetto di voto, considerato un’astrazione da Lodi stesso, che riflettono sull’inutilità della punizione fine a se stessa (“nessun bambino è mai stato recuperato tramite la punizione” diceva ancora Lodi), che si ingegnano per svicolare dalla trappola dell’identificazione di uno scolaro con un operaio di fabbrica, imbrigliato nel meccanismo spiegazione-verifica-voto, non può che essere rincuorante. E sono felice di conoscere di persona alcuni di questi insegnanti.
Ma la domanda è: può bastare?
Per chi volesse approfondire la figura di Mario Lodi, in rete si trovano moltissime informazioni, segnalo tra tutti il suo sito www.casadelleartiedelgioco.it.
Son ben felice dell’iniziativa pisana per ricordare Mario Lodi e soprattutto per riflettere sul significato di fare scuola oggi. É necessario comunque anche guardarci intorno perché nessun voto viene messo nelle scuole primarie dell’istituto Mariti di Fauglia e nessuna punizione da anni viene adoperata . Al contrario concetti e pratiche come autonomia, responsabilità e comunità sono perseguite e spesso raggiunte con la partecipazione dei docenti e dei bambini. Venite a vedere. Daniela
Gentile Daniela, grazie davvero per la testimonianza, questo intendevo dicendo che speravo di essere contraddetta! Lavoro vicino al mondo della scuola, ma non nella scuola stessa e non conosco tantissime realtà. Ben felice dell’esempio dell’Istituto di Fauglia! Grazie ancora.