Coincidenze alchemiche di una recente esperienza didattica al Museo di Arte Sacra di Camaiore mi hanno suggerito all’orecchio che questa è proprio una storia da raccontare.
Perché quando ti ritrovi a conversare proficuamente con un’insegnante di Arte e immagine, che da anni hai sentito nominare senza conoscere personalmente avendo sempre collaborato con la tua collega, e magicamente scopri che avete lo stesso background nel campo della didattica dell’arte, pur venendo da formazioni e luoghi differenti, già ti sembra un avvenimento speciale, quando poi grazie a un commento in questo blog scopri che le analogie non si fermano lì, allora non solo sono consentiti brividi di stupore lungo la schiena, ma bisogna proprio raccontarlo!
Fin da quando ho iniziato a bazzicare musei ho provato un interesse viscerale nei confronti di questa professione (ah! se lo fosse veramente una professione!). E quando mi sono ritrovata a frequentare il Museo Nazionale di Palazzo Mansi a Lucca per un tirocinio di schedatura di frammenti settecenteschi di damasco: tadan! l’incanto ha avuto inizio! Dentro il museo operava Pistrice, un’associazione di storici dell’arte che da anni, dal niente, aveva creato un’offerta didattica ricca, variegata e di successo e continuava a portarla avanti, a palazzo Mansi e al Museo di Villa Guinigi, grazie alla guida caparbia e tenace di uno storico dell’arte, Riccardo Massagli, oggi felice maestro elementare, nonché musicista e una serie di altre cose che non posso enumerare qui!
Però la storia di Pistrice è una storia tristissima, che si scontra con la colpevole e poco lungimirante incapacità gestionale di chi avrebbe avuto gli strumenti per trasformare quella dell’operatore didattico in qualcosa di simile a una vera professione. Allora la sua storia non ve la racconto, perché finisce malissimo, come potrete immaginare, ma vi posso dire che cosa ho imparato io in quegli anni.
Facciamo che scelgo di dirvi 5 tra le cose che reputo più importanti.
1. Non è mai troppo presto per visitare un museo: che sia una magica ricerca del postino degli dei o una scorpacciata di storie di leoni, angeli e draghi, che stupore far scoprire che il museo è un posto bellissimo!
2. Si devono ascoltare i bambini, non c’è didattica se non cominciamo da loro.
3. Si può insegnare ad osservare e osservare con attenzione. E si scoprono cose fantastiche!
4. Nulla è più efficace del disegno per una migliore osservazione: la mano trasferisce sulla carta quel che gli occhi catturano.
5. Un briciolo di ironia può fare molto per rompere il ghiaccio e avvicinarsi ai bambini…una bella risata è l’antidoto contro ogni imbarazzo!
E ogni volta che conduco una classe in un percorso museale, che sia al Museo di Arte Sacra di Camaiore o al Museo della Certosa di Calci, ogni volta che mi immergo nel mondo dei colori o racconto una storia, ecco che Pistrice, Lucca e Riccardo sono lì, a far capolino e suggerirmi le parole e i sorrisi. E scoprire che ci sono insegnanti che a partire dall’esperienza ai Musei di Lucca hanno cambiato il loro modo di insegnare l’arte e rapportarsi ai ragazzi…wow! Ditemi voi se questa non è magia.