Laboratori per bambini: come scegliere?

In questo post torno sull’argomento laboratori e lavoretti e ti do il mio parere su come riconoscere laboratori di qualità.

laboratorio

Del perché laboratorio non è sinonimo di lavoretto già ho discusso tempo fa (qui puoi trovare il post in cui ne accenno). 
È facile sentir parlare di lavoretti nei più svariati contesti, ma ribadisco che la parola lavoretto a me non piace per più di una ragione:
1. è un vezzeggiativo che tende a sminuire il prodotto finito di chi si è messo al lavoro per realizzarlo,
2. è svilente,
3. liquida senza mezzi termini il frutto di un procedimento che non è detto sia stato rapido e soprattutto privo di ingegno e impegno. 

Se sento parlare di lavoretto a me viene piuttosto da pensare a un prodotto in serie, uguale per tutti, spesso preconfezionato dall’operatore mediante il ritaglio di sagome o addirittura fotocopie di disegni in bianco e nero e un successivo intervento meccanico da parte dei bambini secondo indicazioni precise.

Chiarisco nuovamente che se tu a casa come tante mamme (ehi papà all’ascolto, dimmi che lo fai anche tu!) ti dai spesso da fare per sperimentare attività manuali con i tuoi bambini e prendi spunto da soluzioni preconfezionate che trovi on-line o su qualche manuale fai-da-te, ecco quelli per me non sono semplici lavoretti, ma piuttosto importanti momenti di condivisione, tempo prezioso da dedicare al rapporto genitori-figli e occasione per mettere alla prova le capacità di coordinazione, concentrazione e motricità fine dei più piccoli.

Ma quando si tratta di scegliere un laboratorio fuori casa a cui far partecipare i nostri bambini, allora qui sì che divento più esigente! E ti spiego perché.

Laboratori per bambini ben progettati: ecco come

Inizio col dirti come dovrebbe essere, secondo me, un laboratorio ben progettato e condotto.

Prima di tutto chiarisco che un buon laboratorio non si improvvisa, è frutto di un lavoro preparatorio complesso che comprende la scelta di temi, materiali, tecniche e procedimenti da suggerire.

Non solo. Buona regola è anche sperimentare in prima persona l’efficacia del laboratorio, realizzandolo con le proprie mani e, se disponibile, con quelle di un piccolo aiutante: se molto si può prevedere, l’esito in realtà non è mai scontato (e non lo sarà neanche dopo la prova! Ma ci saranno meno variabili dubbie).

Infine fondamentale è il tipo di professionista che lo conduce: posso far progettare un efficacissimo laboratorio dal miglior atelierista sulla piazza, ma non avrà mai successo se a realizzarlo non sarà una persona attenta e presente. Attenta alle risposte contingenti dei bambini e alle loro reazioni, presente in tutti i sensi perché sappia mettersi in ascolto e osservare quanto accade, incoraggiando e spronando se necessario, ponendosi come guida senza tuttavia intervenire mai troppo.

Laboratori di qualità: sai riconoscerli?

Premesso questo la mia domanda è: sai riconoscere un buon laboratorio? 

Mi rendo conto che da “non addetti ai lavori” non sia così scontato capirlo, soprattutto è difficile fare previsioni plausibili prima di parteciparvi.
Se hai adocchiato cioè un laboratorio a cui vorresti portare il tuo bambino, ma non conosci chi lo conduce e nessuno sa darti informazioni, il mio consiglio è di fare prima di tutto una piccola ricerca sul profilo dell’operatore, per capirne le competenze e la professionalità: se l’operatore è presente on-line sarà probabilmente semplice, in caso contrario potrai provare a chiedere di persona agli organizzatori, scrivendo o telefonando se non ti è possibile fare diversamente.
Sarà utile anche leggere la descrizione dell’attività, che spesso riporta indicazioni sulla metodologia usata, i materiali, gli obiettivi: questo potrà darti interessanti indizi sull’attenzione che è stata posta alla progettazione.

Se infine hai deciso di fare una prova e la tua bambina ha partecipato ma tu non sei stato presente, puoi farti raccontare e soprattutto osservare il lavoro che è stato realizzato: che cosa ti dice?

C’è una domanda sopra tutte che può aiutarti a sciogliere il nodo e capire se ne è valsa la pena. Osserva il lavoro finito e immagina, se non lo sai, il procedimento per realizzarlo, quindi chiediti:

a cosa serve?

La domanda si riferisce non al manufatto realizzato, ma a tutto il processo per arrivarci. 

Tipologie di laboratorio

La risposta dipenderà molto anche dal tipo di laboratorio.

Esempio 1
Abbiamo realizzato una maschera di cartapesta.
A cosa è servito? 
Ho imparato come si realizza la cartapesta, l’ho modellata con le mie mani e le ho dato una forma che mi piaceva, dopo che mi è stato mostrato in quanti modi avrei potuto farlo.

Esempio 2
Abbiamo realizzato un disegno a partire da un foglio strappato.
A cosa è servito?
Ho sperimentato lo strappo casuale di un foglio, l’ho osservato e ho provato a vedere qualcosa in quella forma. Ho liberato la mia testa dai pregiudizi e ho lasciato spazio alla fantasia e poi, secondo le mie possibilità, ho dato vita alla figura che avevo in mente.*

Se la risposta alla domanda a cosa serve? fosse troppo difficile da dare, è legittimo nutrire qualche dubbio sull’efficacia del laboratorio. A cosa serve incollare del cotone idrofilo sulla barba di un Babbo Natale già disegnato e ritagliato? A cosa serve applicare occhi e bocca pretagliati su un rotolo di carta igienica? Può darsi che queste operazioni si inseriscano in un contesto più complesso e che quindi abbiano un senso, ma viste come prodotto di un laboratorio didattico mi farebbero nutrire forti dubbi.

Ha invece senso sperimentare una tecnica artigianale come quella della cartapesta perché aiuta il bambino a sviluppare le proprie capacità di coordinamento e analisi, comprendendo le diverse fasi di un procedimento (cosa viene prima e cosa viene dopo), facendo esperienza diretta della trasformazione di più materiali in un altro che è poi in grado di manipolare e conoscere attraverso il tatto. Per non parlare del momento creativo nel senso letterale del termine, quando il bambino crea la maschera seguendo le indicazioni e le possibilità di modellazione che gli sono mostrate.

Anche strappare un foglio ha un senso, perché siamo tutti abituati, adulti compresi, a disegnare a partire da un bel foglio d’album o un A4 della risma per fotocopie. Ma cosa accade quando proviamo a rompere le forme consuete e ci troviamo di fronte a un formato inusuale? È una sfida per il nostro occhio, che cerca analogie e associazioni per aiutarci ad andare oltre lo stereotipo, come ci insegna Bruno Munari (qui trovi la descrizione di Simona Balmelli di un laboratorio sulle forme).

In una parola: laboratori didattici

Quanto ai due esempi che ho fatto sopra, riconoscerai che si tratta di due situazioni molto diverse, che a me piace semplificare così: nel primo caso ho partecipato a un laboratorio artigianale, sperimentando un saper fare manuale prezioso e non banale, nel secondo caso invece il laboratorio è stato più che altro di tipo creativo, stimolando cioè l’osservazione e la successiva sperimentazione a partire da uno spunto iniziale.

Sono proprio i laboratori didattici (quelli cioè che hanno l’ambizione non tanto di insegnare, quanto di mostrare e incoraggiare alla sperimentazione), i più complessi da progettare. Così come spesso impegnativo, ma gratificante e piacevole, può essere parteciparvi.

E la partecipazione a un laboratorio didattico dà la possibilità alla tua bimba e al tuo bimbo di apprendere qualcosa di nuovo: un sapere manuale o una sperimentazione.

Spero di averti dato qualche strumento in più per avvicinarti con spirito critico ai tanti laboratori per bambini che sono ormai in circolazione. Dal canto mio ti lascio qui di seguito un breve schema sui laboratori che progetto e conduco io stessa. Se ancora non hai provato, perché non iniziare?

*Ovviamente non è necessario che il bambino che partecipa al laboratorio sia consapevole del senso di ogni suo gesto, è importante che lo sia chi conduce il laboratorio e con attenzione e senza eccessive interferenze guida tutto il processo di sperimentazione e scoperta.

Laboratori creativi

Durante un laboratorio creativo realizziamo insieme lavori originali e non convenzionali a partire da uno spunto iniziale. Mediante procedimenti chiari e semplici ognuno sperimenta tecniche e soluzioni personali per arrivare alla creazione della propria opera a tema.

Laboratori artistici

I laboratori artistici sono attività che prendono spunto direttamente dalla storia dell’arte e approfondiscono alcune tecniche preliminarmente osservate, come la tempera all'uovo o lo sbalzo su rame.

Laboratori artigianali

I laboratori artigianali si ispirano ad attività tradizionali e hanno come finalità la sperimentazione di tecniche e saperi di un tempo che a noi sembra perduto, promuovendo la manipolazione e il senso pratico di semplici operazioni manuali.

Laboratori di storia dell'arte

Sono incontri di avvicinamento alla storia dell’arte, che combinano momenti di osservazione e narrazione ad attività laboratoriali di tipo pratico e creativo. In aggiunta è anche possibile scegliere una visita guidata per osservare dal vivo una delle opere su cui si è lavorato durante gli incontri.


La foto di copertina è di Joshua Eckstein via Unsplash.

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