Mose’: quante avventure!

Ecco il nuovo post della serie Racconti d’Arte dedicata ai bambini. Se vuoi essere sicuro di leggerlo nella maniera più corretta, trovi qui alcune semplici istruzioni.

Forse già conosci le storie di Mosè. Qui te ne racconto una parte osservando un fonte – che forse non è un fonte – nella basilica di San Frediano a Lucca.

Questa è la storia di un fonte.
Ancora?!
In effetti te ne ho appena raccontata una avvisandoti che si trattava di un fonte e non una fonte perché non era una fontana. Questa volta invece il fonte in questione è un po’ misterioso perché forse non è un fonte battesimale ma proprio una fontana.

A me questo sembra proprio uno scioglilingua! Sarà meglio fare un po’ di chiarezza?

Lucca, Basilica di San Frediano, Fonte battesimale, foto di JoanbanjoOpera propria, CC BY-SA 3.0, file originale qui

Fonte o fontana?

Ecco spiegato il mistero del nostro racconto: quale storia racconteremo?

Nella città di Lucca c’è un’antica basilica, cioè una chiesa, che porta il nome di un vescovo di quella città, San Frediano. Se varchi la soglia della chiesa troverai sulla destra una grande vasca sormontata da una vasca più piccola con colonne e copertura a cupola.
Gli studiosi non sono sicuri che si tratti di un fonte battesimale, cioè che servisse per battezzare, perché la sua forma è un po’ strana e lo fa assomigliare a una fontana. Chissà, forse si trovava in una posizione diversa dalla attuale, magari all’esterno, come tutte le fontane.

Fatto sta che il fonte, tutto in marmo bianco, racconta le storie di Mosè in basso, al centro ci presenta tante teste di uomini e animali, alcune un po’ buffe, e sul coperchio riporta in fila alcuni personaggi che rappresentano i Mesi e gli Apostoli, gli amici di Gesù. È piuttosto vecchio (quasi 900 anni!) e ha subìto un po’ di spostamenti e rimontaggi per cui tutte le figure del coperchio sono senza testa, un vero peccato! Anche per questo noi ci concentreremo sulla vasca più grande, molto meglio conservata.

Particolare con Storie di Mosè, foto di SailkoOpera propria, CC BY 3.0, foto originale qui

Storie di mamme e di vice-mamme

Ti presento Mosè e ti racconto come fu salvato dalla mamma che divenne la sua vice-mamma.

Conosci Mosè? La Bibbia ci racconta che il popolo degli Ebrei visse a lungo prigioniero in Egitto, la terra delle piramidi, e che a un certo punto fu liberato proprio da Mosè. 
La sua mamma era ebrea e quando partorì nascose il piccolo in una cesta e la mise sulle acque del fiume Nilo sperando così di salvarlo. Il faraone infatti, il re d’Egitto, aveva ordinato di uccidere tutti i figli maschi nati dagli Ebrei. Per fortuna a trovare il piccolo Mosè nel cestino fu proprio la figlia del faraone, che decise di considerarlo figlio suo e lo affidò a una nutrice per allattarlo.
Sai che non esisteva il latte artificiale a quel tempo? L’unica alternativa ad essere allattato dalla propria mamma era essere allattato da una vice-mamma che si chiamava nutrice. Nel caso di Mosè la fortuna più grande fu che a divenire sua nutrice fu la sua vera mamma!

Perché ti racconto tutto questo? Perché qui sopra, a sinistra, puoi vedere proprio la mamma di Mosè con il bambino sulle spalle mentre lo riconsegna alla figlia del faraone, seduta sul suo trono, alla fine del periodo di allattamento. La figlia del faraone è proprio felice di vedere Mosè e di averlo finalmente tutto per sé, per questo si torce verso di lui non appena la sua ancella la avvisa che è arrivato.

Candeline che non si spengono…

…e rovi che, pur infuocati, non si consumano. Che storia è questa?

Una volta diventato adulto Mosè si allontanò dall’Egitto e si sposò con Zippora. Ogni giorno portava le pecore del papà di Zippora al pascolo e un giorno di quelli successe una cosa veramente strana: si accorse che qualcuno aveva appiccato il fuoco su alcuni rovi, ma questi rovi non bruciavano! Un po’ come quelle candeline di compleanno che più cerchi di spegnerle soffiandoci sopra e più continuano a bruciare senza spegnersi e senza consumarsi (o forse si consumano?). Vabbè fatto sta che i rovi no, non si consumavano e Mosè pensò: oh che prodigio è questo? Fammi un po’ controllare cosa sta succedendo. E all’improvviso sentì una voce: “MOSÈ!”. “Chi mi chiama?!”. E si avvicinò.

Guarda sulla vasca del fonte a destra, nella foto sopra: un po’ nascosto c’è un signore con la barba lunga tra rami e foglie arricciate e in basso a sinistra, senza la testa che si è staccata, un uomo inginocchiato a piedi scalzi. Il signore con la barba è Dio che appare a Mosè in ginocchio e quei rami sono il roveto ardente.

Dio spiega a Mosè che ha deciso di liberare il popolo ebreo dalla schiavitù d’Egitto e che sarà proprio lui, Mosè, a guidarli. “Io?!” chiede incredulo e perplesso Mosè. “E come lo convinco il faraone a farci venire via? Guarda che gli Ebrei gli fanno comodo, sai quanto lavoro gratis gli fa fare?”.
Secondo te come lo convince il faraone Mosè?

Potere della magia

Per convincere il faraone sarà bene riuscire a spaventarlo: ecco come Dio “arma” Mosè.

A quanto pare Dio conosce il suo pollo, cioè Mosè, e sa già cosa rispondergli: “Cos’hai in mano?” gli chiede. “Un bastone” risponde lui. Lo getta a terra e si trasforma in un viscido serpente! Dio gli ordina di prenderlo per la coda e improvvisamente il serpente torna ad essere un bastone.
In pratica Dio rende Mosè una specie di mago, così che possa impressionare e spaventare gli Egiziani e convincerli a liberare il suo popolo.

Guarda bene al centro della vasca del fonte, ancora nella foto sopra: Mosè ha in mano la coda di un drago, che non è proprio un serpente, ma a volte draghi e serpenti vengono confusi: qui ci sono ali, zampe e una testa spaventosa, ma non c’è dubbio che la coda è di serpente. E lì accanto c’è un’altra volta Dio, senza barba e dentro a un cerchio, sopra ai soliti rami che ardono ma non bruciano.

Particolare con Storie di Mosè, foto di SailkoOpera propria, CC BY 3.0, file originale qui

Finalmente libertà

Eventi straordinari liberano il popolo ebreo mentre gli Egiziani vengono travolti dalle acque.

Purtroppo la magia del bastone che si trasforma in serpente non bastò e Mosè dovette inventarsi le dieci piaghe d’Egitto prima di riuscire a convincere il faraone: Dio mandò su quel popolo le peggiori disgrazie e sventure ma il loro re, fermo e irremovibile, continuò a dire “No! Non vi faccio andare via!”. 
Allora Mosè riunì tutti gli Ebrei, si avvicinò al Mar Rosso che segnava il confine con la libertà, e alzò un bastone sulle acque: il mare si divise in due parti, come due grandi muraglie, grazie al potere di Dio, e gli Ebrei poterono camminare all’asciutto per scappare dalla prigionia d’Egitto.
E gli Egiziani? Ovviamente l’esercito del faraone inseguì i fuggiaschi che, una volta salvi fuori dal mare, lo videro richiudersi sui nemici che rimasero travolti dalle acque. Morirono tutti.

Ora che conosci anche questa parte della storia capirai tu stesso che qui sopra tutti gli uomini vestiti da cavalieri sono gli Egiziani, guidati dal faraone stesso con la corona, che con i loro cavalli, le cotte da soldati e gli scudi attraversano il mare. Ai loro piedi puoi vedere le onde che sembrano tanti serpenti e intrappolati tra le onde i pesci che guizzano sopra e sotto per farci capire che quello è proprio il mare. Un soldato è già caduto a terra e un cavallo lo sta travolgendo, prima ancora delle acque: che brutta fine stanno facendo tutti quanti!

La cosa davvero curiosa è che lo scultore che ha realizzato questo episodio ha deciso di vestire i personaggi da cavalieri medievali, anche se si tratta di un avvenimento ben precedente, quando i soldati non vestivano certo così. Un po’ come se ora li rappresentassimo con la tuta mimetica e gli anfibi.

Particolare con i doni dello Spirito Santo, foto di SailkoOpera propria, CC BY 3.0, file originalequi

Personaggi misteriosi

Ecco un’ipotesi per capire chi sono le ultime figure del fonte: secondo te?

A concludere il perimetro della vasca c’è un’ultima lastra con tante figure sotto piccoli archi: la figura centrale, che qui sopra vedi verso destra, è un pastore con una pecora sulle spalle, mentre tutte le altre sono personaggi simbolici, cioè rappresentano probabilmente i doni dello Spirito Santo; in tutto sono sette e sono: sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà, timore di Dio. Non è semplice capire che sono loro e infatti gli studiosi non ne sono mica tanto sicuri! Tu hai qualche idea diversa?

Certo la parte più affascinante da osservare è quella con le storie di Mosè e appena ti capita di entrare in San Frediano a Lucca ti consiglio di fermarti a guardarla. Non perderti i pesci che si intrecciano con l’acqua, mi raccomando!


Per l’adulto che legge

Il fonte battesimale (lo chiamiamo così nonostante i dubbi sulla sua funzione originaria) di San Frediano è stato realizzato nel XII secolo probabilmente da tre artisti diversi. Uno è l’autore delle storie di Mosè che vi ho raccontato, un altro ha lasciato la sua firma sopra i sette personaggi sotto gli archi e si chiama Roberto (“ME FECIT ROBERTUS MAGIST(er) IN A(rt)E P(er)ITUS” si legge nell’iscrizione), il terzo è autore della copertura a cupola con i mesi e gli apostoli.

In rete puoi trovare molte notizie, anche se molto confuse, sul fonte di San Frediano. Ti consiglio una lettura semplice e gradevole sul blog Zingarate di due guide turistiche lucchesi, mentre sul sito di Italianways puoi trovare un po’ di foto belle e particolareggiate che ti daranno meglio un’idea delle sculture che abbiamo osservato a distanza.

Buona lettura!

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