L’entusiasmo di Antonella Gioli mi ha però spronato a fare un piccolo sforzo e il suo interesse e coinvolgimento per le storie dei singoli personaggi raccontati dalla mostra mi hanno dato la chiave per trovare una strada. I numerosi bambini che da anni accompagno attraverso gli ambienti della Certosa rimangono stupiti e impressionati da una cosa in particolare: sì certo, la grandiosità degli spazi e del monumento li colpisce enormemente, ma è soprattutto il racconto della vita che conducevano i monaci a conquistarli, stupendoli per le loro abitudini e incuriosendoli per una quotidianità così diversa dalla nostra. Dunque perché non appassionarli allo stesso modo al tema della mostra?
Raccontare storiE è il modo più semplice per conquistare i bambini e invogliarli a seguirti nella storiA.
Questa è una delle mie scoperte di questi anni di didattica con i bambini. Che mi ha portato a selezionare alcuni personaggi di gran curiosità e interesse per farmi seguire nella storia della Certosa durante la Prima Guerra Mondiale. E così ho preso confidenza con gli ormai famosi Jack, Margherita e Josef, ospiti del tutto inattesi in Certosa: il primo soldato italiano nei mesi in cui il monastero si è trasformato in caserma; la seconda, insieme a Gina e Lina, le note sorelle Bossalino, all’epoca della trasformazione in ospedale per soldati italiani; il terzo nel tempo più drammatico e doloroso per la nostra Certosa, quello dell’ospedale-prigionia per soldati austro-ungarici gravemente feriti o malati.
Suonerà sicuramente strano raccontarlo, ma ho accompagnato attraverso gli ambienti della Certosa bambini che di prima guerra mondiale non sapevano nulla o quasi, incuriositi e frementi di scoprire qualcosa di più su Jack e la sua mamma Mabel, su Margherita e sulla foto scattata durante la giornata di festa per i soldati malati, su Josef, autore di una poesia struggente e malinconica che ha intristito e impressionato tutti. Che dire poi del nostro viaggio indietro nel tempo, compiuto ogni volta che abbiamo varcato la soglia della mostra? Un’autentica magia le installazioni multimediali che ci hanno trasportato in un’altra dimensione, distante e suggestiva, che ha sbigottito tutti, compresi i più gradassi che non credevano nel viaggio nel tempo!Mentre le vetrine ricche di documenti e foto d’epoca, che mi chiedevo come avrei potuto far apprezzare a questi giovani uomini e donne avvezzi a ben altri mezzi e supporti, sono state letteralmente prese d’assalto: ma come sono piccole queste foto in bianco e nero! Guarda come scrivevano precisi…sei sicura che sia scritto a mano??? Lì c’è il nome del nostro compagno di classe (che emozione per i bimbi calcesani ritrovarsi in questo pezzo di storia).
Insomma, un’autentica sorpresa, anche per me che mi sono affacciata a questo esperimento piuttosto intimorita e perplessa. E dunque? Perché racconto questo? Perché in questo blog raccolgo le mie esperienze di didattica, spesso riferendole in modo divertente per invogliare chi mi legge a lasciarsi coinvolgere, talvolta invece semplicemente per riflettere e confrontarmi con chi si interessa agli stessi temi. Ecco cosa mi ha conquistato di questa esperienza: la capacità e anzi il desiderio di tutti i bambini di lasciarsi coinvolgere e appassionare a qualunque cosa meriti la loro attenzione. Non credo ai commenti sospirati di chi rassegnato esclama “Ah questi bimbi, non si interessano più a nulla, pensano solo agli schermi e ai giochini” ecc. ecc. Sta a noi trovare gli strumenti, ascoltandoli e portandoli di qua, dove siamo noi, per lasciarci arricchire dal loro punto di vista e dal loro sguardo inesorabile e sincero.
Per chi ancora non ha avuto occasione di visitare la mostra il tempo è agli sgoccioli: l’ultimo giorno disponibile grazie alla proroga è il 4 novembre (la mostra è gratuita!).
Per le scuole che vorranno riviverne la magia è invece possibile grazie a due percorsi che resteranno attivi fino alla fine dell’anno scolastico: Jack, Margherita e Josef. Ospiti inattesi in Certosa e La Certosa di Calci e la Grande Guerra. Varrà la pena provare?