Facciamo un laboratorio? O un lavoretto?

Laboratorio e lavoretto non sono la stessa cosa: trascurabili differenze terminologiche? No. Ecco perché

In questo post ti spiego perché i laboratori sono diversi dai lavoretti, ti do alcuni spunti teorici per realizzarne con i tuoi bambini e ti do qualche indicazione per capire a quali laboratori vale la pena partecipare

esempio di lavoretto
“Mamma facciamo un lavoretto?”. Quante volte ti sarà capitato di ricevere questa richiesta? Oppure sei proprio tu ad averlo proposto al tuo bambino.
I lavoretti fanno spesso parte della strategia riempi-tempo delle mamme nelle giornate uggiose, quando fuori piove o fa troppo freddo per stare all’aria aperta, oppure sono occasioni per darsi da fare insieme in prossimità del Natale e della Pasqua, quando c’è una tavola da decorare o un albero da addobbare, oppure ancora invadono le classi delle scuole dell’infanzia o della primaria in occasione di ogni festa comandata.
Allora capita che quando qualcuno organizza un laboratorio didattico si senta chiedere dai bambini o dalle mamme: “Si fa un lavoretto?”. Santo cielo, no! Mi verrebbe da rispondere quando viene chiesto a me. In realtà riesco a trattenermi e spiego: “No, oggi facciamo un laboratorio”.
È dunque così importante questa differenza?

Il lavoretto

Ecco le caratteristiche di massima di un lavoretto:
prodotto in serie, uguale per tutti, preconfezionato dall’operatore di turno mediante il ritaglio di sagome o operazioni simili e successivo assemblaggio da parte dei bambini secondo una sequenza predefinita.

Nel caso di lavoretti di gruppo l’esito è molto più evidente e userò l’esempio di una classe per rendere meglio l’idea. Dopo che l’insegnante ha fornito il materiale ai bambini, ognuno realizzerà il proprio manufatto mettendo insieme i pezzi. Nel migliore dei casi il bambino potrà scegliere forse i colori da usare o il bottone da incollare, certo è che il risultato finale sarà un quasi perfetto lavoretto (dell’insegnante), con immensa soddisfazione di tutti: bambini, insegnanti e mamme. “Ma che bel lavoretto che hai fatto!”

Sia chiaro fin d’ora, non ho nulla contro il lavoretto in sé. Anzi, trovo che spesso sia un momento importante di condivisione quando viene realizzato in famiglia e penso sia un buon esercizio di motricità fine quando comporta operazioni come il ritaglio con le forbici o l’uso della colla. Però dimmi: che peso potrà avere in questo genere di lavoretti l’intervento di ogni bambino? Riuscirà ad esprimere le proprie preferenze e inclinazioni, se non vogliamo parlare addirittura di creatività?

Il laboratorio

Ed è qui che interviene il laboratorio, che già dal nome suggerisce un complesso di operazioni ben diverse (sul significato del laboratorio a partire dalla definizione del termine ti consiglio di leggere il post di Simona Balmelli).
Il laboratorio viene prima di tutto progettato da qualcuno che lo sa fare: progettare laboratori è un mestiere. Il primo esempio che posso citare è Bruno Munari, che ha messo in atto un vero e proprio metodo per dare ai bambini (ma anche agli adulti) gli strumenti per fare, perché obiettivo non sia semplicemente il risultato finale ma il procedimento utilizzato per arrivarci.

Cosa accade dunque durante un laboratorio? Ogni bambino ha a propria disposizione una serie di strumenti e di materiali, accuratamente selezionati dall’operatore, e viene incoraggiato a sperimentare attraverso l’esempio. L’operatore mostra cioè generalmente come si può fare (e non come si fa), perché non esistono soluzioni preconfezionate ma svariate possibilità di azione.
Ogni bambino può così provare e in base al risultato scegliere quale strada percorrere. Non è detto che sia facile! Può accadere che, per esempio, se si compie un’operazione nuova risulti particolarmente impegnativa per i bambini, ma l’incoraggiamento serve proprio a questo, a rassicurarli e spronarli a sperimentare diverse soluzioni.

E quindi? Cosa vorresti dire?

“Mi stai dicendo che una mamma – che si sa è tuttologa – dovrebbe anche saper progettare un laboratorio?”. Chiaramente no! Perché conosco bene le ricerche su google per rintracciare tutorial che insegnino a realizzare pupazzi di neve dai rotoli di carta igienica o segnaposto per la tavola di Natale dai tappi di bottiglia. Ed è giusto così.
Un po’ meno giusto che questo avvenga nelle scuole, perché gli insegnanti hanno la possibilità di rivolgersi ad operatori specializzati o meglio ancora formarsi per superare il concetto di lavoretto (e fortunatamente conosco felicissimi casi del genere).

I miei suggerimenti

Se poi – mamma, papà o zia – hai iniziato a interrogarti su come proporre qualche laboratorio ai tuoi bambini, alcune semplici indicazioni voglio dartele proprio qui.

  • Quando fai ricerche in rete non limitarti a farlo nell’immensità del web, ma restringi il campo, prima di tutto digitando laboratorio e non lavoretto e poi prova a consultare qualche blog di qualità come quello di Simona Balmelli che ti ho suggerito sopra o quello di Cecilia Ramieri. Puoi anche procurarti qualche manuale pratico, come quelli di Artebambini, che oltre a condurre laboratori organizza corsi di formazione molto utili. Oppure ancora puoi procurarti uno degli spettacolari giochi didattici di Italian Toy*.
  • Non cercare di strafare ma vai sul semplice, se ti sembra banale ancora meglio, perché è dalle cose semplici che i tuoi bambini potranno operare con serenità e quindi osare qualche sperimentazione.
  • Mettiti in gioco: realizzate il vostro laboratorio insieme. Prova anche tu a vedere cosa può succedere, per esempio, se strappate un foglio di carta. La forma cosa ti fa venire in mente? Parlàtene e disegnate insieme o ognuno per conto proprio.
  • Se vuoi partecipare a laboratori organizzati da qualcuno che non conosci e vorresti sapere se ne vale la pena, prova a dare un’occhiata alla descrizione dell’attività e osserva bene le parole che vengono utilizzate. Riesci a capire che tipo di conduzione sarà? Prova a cercare notizie sull’operatore: la sua esperienza e le sue attività precedenti ti daranno utili suggerimenti.

Avrei ancora molto da dire sull’argomento, mi propongo di tornarci in futuro. Per ora mi fermo qui, perché questa possa essere una conversazione e non un monologo. Hai mai fatto un lavoretto o un laboratorio con il tuo bimbo? Vuoi raccontarmi il tuo punto di vista e la tua esperienza?
Intanto se ti va puoi dare un’occhiata alla sezione del mio sito dedicata ai laboratori. Sono attualmente in fase di revisione ma puoi farti un’idea della mia proposta.


*Simona Balmelli e Cecilia Ramieri conducono laboratori secondo il Metodo Bruno Munari® ed entrambe sono tra le progettiste dei giochi di Italian Toy. Non le conosco personalmente e non ho alcun interesse personale a citarle e parlarne bene :-) Semplicemente seguo il loro prezioso lavoro da tempo e traggo ispirazione, io che non sono illustratrice, né designer, né tanto meno posso condurre laboratori Metodo Bruno Munari® senza il relativo diploma di master. In compenso continuo a studiare e lavorare con serietà ed onestà. Grazie Simona e Cecilia.


La foto di copertina è stata scattata da Paola Aguilar, trovi il file originale qui.

2 commenti per “Facciamo un laboratorio? O un lavoretto?

  • Utili chiarimenti. Il genitore che improvvisa con i figli un “lavoro manuale” (lavoretto: diminutivo di lavoro) si cimenta in un gioco pratico, piacevole per entrambi ed anche educativo. Tutte le attività di sperimentazione innescano un processo di apprendimento (come hanno scritto i grandi maestri”: Dewey, Piaget, Montessori, Munari, …), quindi è importante il processo più che il prodotto finito. I laboratori progettati e sperimentati nelle scuole da Simona Balmelli si presentano come gioco/lavoro con finalità didattiche: seriare, ordinare, mettere in relazione, provare, disfare, fare, rifare. Chi conduce il laboratorio ha pensato il tema, ricercato materiali e spazio funzionali, usa un lessico adeguato, quindi favorisce la strutturazione di categorie, di relazioni e significati per bambine e bambini. Il “prodotto” di ciascuno è unico ed esclusivo.

    • Grazie Daniela del chiarimento, mi sembra un approfondimento critico di quanto scritto sopra, ho sottolineato più volte che non condanno affatto il lavoretto domestico e il ruolo della sperimentazione è senz’altro un passaggio chiave. Grazie anche delle fonti che citi :)

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